sabato 13 dicembre 2008
Il giorno della piena
Un’ondata di maltempo eccezionale ha portato il Tevere, ieri, ad un altezza sopra il livello normale di 11,5 metri. Si attendeva una piena eccezionale: in allerta, oltre le zone di Ponte Milvio e Flaminio, anche l’area intorno a Fiumicino mentre già nel pomeriggio il fiume era esondato a Tivoli.
A Roma arrivano i sacchetti di sabbia per arginare possibili fuoriuscite del Tevere a Ponte Milvio. Si chiudono molti ponti della città. Vagano sul fiume decine di tronchi intrecciati misti a spazzatura. Un barcone accartocciato si schianta tra le arcate di ponte Sant’Angelo, proprio sotto al Castello. La piena non è ancora arrivata al suo livello massimo, ci arriverà intorno al tardo pomeriggio, dice la Protezione civile.
Il livello del fiume è ora a 12,4 metri sul livello normale. Le acque marroni del fiume stanotte erano illuminate costantemente dalle sirene blu di Vigili del Fuoco e forze dell’ordine. Le zone più a rischio, quelle alla foce, erano state già sgomberate. Il sindaco Alemanno, ma anche le forze dell’ordine, hanno dichiarato che “l’esondazione non dovrebbe esserci” e che “la situazione è costantemente sotto controllo”.“Il peggio arriverà di notte - aveva avvertito il capo della protezione civile Bertolaso - è importante, però, non diffondere inutili allarmismi”. Quello che si teme, ha spiegato Alemanno, è un forte rigurgito delle fogne e non tanto vere e proprie esondazioni. Che il Tevere possa uscire dagli argini, soprattutto se proseguono le precipitazioni, sembra però un rischio non ancora scartato.
Il giorno prima dall'autobus
A Ponte Mammolo qualcuno gira questo video dall'autobus.
"Se scendiamo dovremo andare a casa a nuoto", sembra il commento generale.
Vince il citizen journalism.
venerdì 12 dicembre 2008
sabato 29 novembre 2008
Un linguaggio da vedere: Michael Wesch
Quando si parla di web semantico, molti blogger indicano il video di Wesch come l'unico in grado di definirne la complessità. Ci sono persone talmente entusiaste del linguaggio inventato dal professore che se lo postano e ne consigliano la visione, considerandola imperdibile per chiunque si colleghi. Sì, il punto credo sia la community, l'interconnessione tra individui, il fatto di parlare una lingua nuova, comune, buona per tutti, e quella lingua c'era già, ma si trattava di decodificarla. Molti compiti assegnati agli studenti non riescono ad andare oltre il semplice atto dello studente che li prepara e del professore che li giudica. Ma i compiti nella classe di antropologia dal professor Michael Wesch alla Kansas State University sono stati visti in giro per il pianeta da qualcosa come 1 milione e mezzo di persone.
I video prodotti dalla classe di Wesch raccontano i problemi degli studenti del ventunesimo secolo alle prese con la scuola e l’università di due secoli prima. Uno dei video è stato visto, ad ora, più di 1,7 milioni di volte.
Il senso dei filmati degli studenti è ben sintentizzato nella citazione di apertura del video stesso, presa da McLuhan: Il bambino di oggi è sconcertato quando entra in un ambiente del diciannovesimo secolo che ancora caratterizza il sistema formativo dove l’informazione è scarsa ma ordinata e strutturata secondo materie e programmi organizzati secondo modelli classificatori e frammentati (Marshall Mc Luhan 1967).
sabato 22 novembre 2008
Sandro Curzi: un ricordo
sabato 15 novembre 2008
La corsa alla politica-web di Usa, Francia e Gran Bretagna
Anche Francia e Gran Bretagna stanno sposando la politica del web, Nicolas Sarkozy sta intensificando la sua presenza online con una ricca postazione in Second Life - con tanto di auditorium, video e tabelloni informativi - e un sito pieno di video e contenuti.
Lo stratega della comunicazione web si chiama Loic La Meur, un noto blogger francese, ora consulente del presidente francese Il premier britannico Gordon Brown intanto si sottopone regolarmente a un “question time” su YouTube, rispondendo alle domande (filtrate?) dei cittadini, con l'intento di avvicinare gli elettori più giovani. Respingendo, così, le accuse dell'opposizione che lo considera un politico 'vecchio stampo'.
venerdì 14 novembre 2008
www.obama.blogspot.com
Obama è il primo presidente di colore - Federica G. - della storia degli Stati Uniti d'America.
La costruzione della sua candidatura nasce dal basso - Fabiola - come esempio di democrazia e cambiamento - Arianna -, infatti il cambio di rotta - Maria Laura B. - ha avuto una parte fondamentale nella costruzione della comunicazione, ed è per questo che ha vinto l'idea che si potesse realizzare il cambiamento - Maria Laura P. -.
Si è imposto alle primarie grazie al web - Federica G. - (web protagonista) - Martina -, come dimostrano i dati pubblicati da Nielsen//NetRatings sbaragliando la concorrenza di Hillary Clinton e John Edwards - Emmanuele -, ma anche al contributo dei giovani - Alessandra -,che lo hanno sentito come uno di loro - Matteo -, come dimostrano una ricerca condotta sull'utilizzo del web in base alle fasce di età - Federica M. -.
Fare rete - Ilaria -: è la ragione del successo della campagna di Obama, riuscendo a tirare dentro il maggior numero di persone possibile col minor dispendio di mezzi.
La vincente politica 2.0 - Emmanuele - di Obama è frutto almeno in parte del sapiente uso che ha saputo fare dei nuovi media, mutando il rapporto tra pubblico e informazione, e superando la TV come ruolo leader - Silvia -, come dimostra il suo video spot-documentario - Emmanuele -, ma anche i quotidiani - Federica M. -.
Obama come prodotto del mercato web - Sonia -, definito Presidende.com - Erika - grazie al massiccio e sistematico uso dei social network, quali facebook - Angela -, myspace - Federica M. -, youtube - Emmanuele -, linked - Caterina -, iTunes - Emmanuele -, Twitter - Federica M. -, Flickr - Federica M. -, ma anche degli sponsor nei videogiochi - Emmanuele -, della posta elettronica - Emmanuele - e di contenuti speciali dell'iPhone - Angela -.
Cercare il nome di Barack Obama su Google - Federica M. - vuol dire trovare informazioni nelle 95.300.000 pagine, su google video cliccare 148.000 link e su YouTube vedere 430.000 filmati, con l'utilizzo del web ha anche raccolto i fondi - Erika - per la sua campagna elettorale.
sabato 8 novembre 2008
Le elezioni 2.0
Vedere, partecipare, capire: si riassume così il senso della grande campagna mediatica del neopresidente degli Stati Uniti d'America. Barack Obama conduce la sua campagna su YouTube, contro la logica televisiva dei sound bites, e anche un critico televisivo come Aldo Grasso riconosce il web come il mezzo "più essenziale e immediato", mentre la televisione segna il passo. Obama ha tratto dal Web creatività, soldi e organizzazione. Questa è stata la sua forza. E l'ha fatta rimbalzare sui media tradizionali sotto forma di spot e idee. Una imponente onda energetica che è arrivata fino a pezzetti di territorio considerati da decenni irrecuperabili al Partito Democratico. Lo racconta il caso della contea di Avery County nei Monti Appalachi del North Carolina. L' attivismo è stato generato, organizzato e alimentato grazie ai Social Network.La Rete ha decretato il successo dei tempi lunghi di un discorso come quello di 38 minuti sul razzismo, che più di 5 milioni di persone hanno cliccato. Secondo il Center for Media and Public Affair si è passati dai 42 secondi di media delle dichiarazione delle elezioni presidenziali del '68, ai 9,8 dell'88 fino ai soli 7,2 secondi del 1996. Nel grafico diffuso da TechPresident sul minutaggio totale dei due candidati su YouTube, il predominio di Obama su Mccain è stato schiacciante: Obama conta 14 milioni e passa di ore; McCain solo 488 mila.Un esempio dell'innovazione tecnologica è stata la combinazione di Twitter e dello streaming video: lo staff ha inviato messaggi per avvisare dell’imminente discorso di Obama in diretta sul web. E il servizio ha registrato punte di 3.000 utenti simultanei.La 'generazione Obama'è fatta di ragazzi cresciuti negli anni '90, che hanno passato la loro adolescenza tra Bush, l'11 settembre e la guerra in Iraq. Sono cresciuti con un'informazione catastrofista come quella della Fox, e senza nessuna prospettiva economica. "Eppure questi giovani sono diventati più idealisti e attenti all'informazione di qualità delle generazioni nate fino agli anni Ottanta" spiega Peter Levine, esperto di voto giovanile. Il 66% degli elettori tra i 18 e i 29 anni ha votato per Obama, la loro partecipazione è aumentata del 6%, fino al 55% dell'elettorato giovanile. Un record.
venerdì 7 novembre 2008
UN PO' DELLA MIA TESI (marzo '08)
1 - più facile comunicare i contenuti emotivi
2 - l’interazione a distanza non lineare ma composta da quanti partecipano alla comunicazione
3 - possibile cambiare le forme di pensiero costituite dalle psicotecnologie precedenti, televisione e cinema, che avevano reso possibile a loro volta la creazione di un inconscio comune. Esso perde la modalità esclusivamente manipolatoria con l’interattività, momento critico dei sistemi di comunicazione a distanza e caratteristica rivoluzionaria che permette l’evoluzione ora descritta
4 - ipotizzabile la modifica di una abitudine socialmente condivisa da più di 2000 anni: il privilegiare un emisfero (il sinistro) detto dominante del cervello umano dell’uomo occidentale.
Considerazioni
Ma soffermiamoci sui primi tre punti: il ritorno del linguaggio ‘del cuore’, di cui testimoniano l’efficacia comunicativa il successo di Nicolas Sarkozy in Francia, e l’affermazione inaspettata nella corsa alla Casa Bianca di Barack Obama. Per quanto riguarda poi il secondo punto, citerò il ‘V-day’ di Beppe Grillo, come esempio di richiamo delle iniziative dei blog politici molto frequentati dagli internauti. Sul terzo capoverso infine, trovo affascinante pensare che in un futuro non troppo lontano si possa aprire la frontiera dell’interattività: essa muterebbe i termini della comunicazione, ma già si avvertono spinte rinnovatrici del linguaggio e l’esserci interattivamente modifica la formulazione dei messaggi: partecipare è il messaggio.
sabato 25 ottobre 2008
Università e comunicazione
sabato 18 ottobre 2008
‘D’un tratto nel folto del bosco’ di Amos Oz (2005).
I due bambini, invece, vengono attratti dall’idea di avventurarsi verso una realtà diversa. Qui potranno finalmente conoscere quegli animali di cui hanno tanto sentito parlare a scuola, dove la maestra Emanuela ha raccontato loro come sono fatti, ne ha ritagliato sagome colorate e le ha appese insieme a loro.
Per nessuna ragione i bambini hanno il permesso di uscire di casa dopo il tramonto, se chiedono ai genitori il perché, quelli si fanno scuri in volto e rispondono che la notte è pericolosa e il buio un crudele nemico.
Molti anni prima, Nehi, il demone dei monti, aveva radunato un lungo corteo di creature e aveva portato via per sempre tutti gli animali. Egli ancora scende dal suo castello in montagna per vagare nei boschi intorno al villaggio, poi, con le prime luci del giorno, ritorna a sparire nelle tenebre della vegetazione.
Una notte Mati e Maya decidono di spezzare l’incantesimo, di abbattere il muro del silenzio e partono verso i sentieri del bosco. I bambini trovano la strada che li porta al castello proibito, alla scoperta di una dimensione differente, quella della pace profonda di un luogo già conosciuto chissà quando, forse ancor prima di nascere, o subito dopo. Un giardino dell’Eden popolato dalle mille creature assenti dal loro mondo. Il padrone di casa li accoglie con il racconto del suo passato di bambino emarginato e schernito dagli altri. Nehi rivela ai giovani ospiti il senso della sua scelta di isolamento, parla delle ragioni della sua fuga dal reale a favore di un luogo diverso in cui poter vivere. Nel parco gli animali sono i suoi soli compagni e l’unica vergogna è quella di prendere in giro qualcuno. I ragazzi promettono allora che non avrebbero raccontato niente a nessuno di quel nascondiglio segreto tra i monti, nemmeno delle meraviglie del parco. Ma chi gli avrebbe creduto? Li avrebbero solo presi in giro. Del resto, “il castigo dei dubbiosi è quello di suscitare sempre il dubbio, e persino di dubitare dei dubbi che loro stessi gettano. Mentre il castigo dei diffidenti è quello di diffidare sempre di tutto, giorno e notte. Diffidare persino di se stessi e delle proprie diffidenze”.